Mario BrunelloL’omaggio dell’artista trevigiano, Mario Brunello, domenica 11/11/2018, nella foresta di Paneveggio colpita dal maltempo.

“Cent’anni fa, alle ore 11 dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno, la Grande Guerra finiva. E da quel momento le foreste ricominciarono a crescere sul corpo di 36 milioni di caduti tra civili e militari. Cent’anni dopo una nuova sciagura, uno sterminio di foreste che sembra riprodurre il disastro e la devastazione di allora”.  Così il giornalista Paolo Rumiz introduce un concerto intimo e speciale, tenuto tra gli alberi sradicati dal vento da un’orchestra di violoncelli guidati da Mario Brunello. Un rito in onore dei ragazzi morti in guerra e delle foreste alpine sterminate dall’ultima ondata di maltempo che ha investito l’Italia e in particolare il Nord-est.

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«Solo un omaggio affettuoso e privato di musicisti alla foresta, ma senza pubblico» dice il violoncellista Mario Brunello, artista di fama mondiale che con la montagna ha sempre avuto un rapporto importante. La foresta è quella dei violini, nel cuore del parco di Paneveggio in Val di Fiemme (Trentino) – dove si racconta che Antonio Stradivari andasse alla ricerca degli alberi più idonei alla costruzione dei suoi violini –  che è stata duramente colpita dalla furia del vento che ha devastato gli alberi. L’omaggio è quello di Mario Brunello, trevigiano, direttore artistico di «Suoni delle Dolomiti» che da oltre vent’anni porta la musica tra boschi e montagne e ha visto «Il bosco che suona» (come è stata ribattezzata la foresta dei violini) come location privilegiata per gli appuntamenti dedicati alla musica classica. 

Proprio là ha più volte suonato in passato e il musicista trevigiano di Castelfranco Veneto è tornato domenica 11/11/18 con l’Orchestra di Violoncelli Villa Lobos, con cui è attualmente in tour. «Nessun concerto e nessuna raccolta fondi – ci tiene a precisare il violoncellista – . Solo un omaggio, una visita dovuta a quella che è la madre ferita dei nostri strumenti più belli ». Un posto speciale in cui negli anni, oltre a Mario Brunello, si sono esibiti artisti di fama internazionale come Uto Ughi, Uri Caine, Giuliano Carmignola, Ezio Bosso, Giovanni Allevi, Salvatore Accardo, Gidon Kremer, Stefano Bollani, Giovanni Sollima, Isabelle Faust e Franco D’Andrea. A ciascuno di questi musicisti è stato dedicato un albero con un vero e proprio rito battesimale ideato da Claudio Delvai della Magnifica Comunità di Fiemme. «Andiamo a parlare con gli alberi – continua il violoncellista Brunello – che grazie alla risonanza del loro legno erano scelti dai liutai per fare gli strumenti che oggi vengono generalmente identificati come “Stradivari”, nome che definisce l’eccellenza di questo costruttore. E quelli che si sono continuati a fabbricare anche dopo il tramonto di quel filone d’oro tra il 1600 e il 1700». Un omaggio in forma privata, che non prevede pubblico, in linea con il rispetto che i danni subiti dal territorio richiedono. «L’umanità ha dichiarato guerra alla Terra – dice il musicista – non ricordandosi che è l’uomo ad avere bisogno della natura e non il contrario. E la terra si difende con questi segnali, queste sfuriate tremende. Credo che questo sia l’inizio di qualcosa, purtroppo, perchè certi fenomeni non pare abbiano precedenti tanto forti e potrebbe entrarci qualcosa il riscaldamento dell’atmosfera. L’arte è una delle poche possibilità, da parte dell’uomo, di dialogare con la natura». 

Ed ecco perché sono stati lassù domenica 11/11: per provare a riallacciare un dialogo e a rendere omaggio alla foresta ferita: la “Foresta dei violini”, ma anche dei violoncelli, delle viole e delle chitarre. La foresta della musica, grande LINGUAGGIO UNIVERALE