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Foto di Pete Linforth da Pixabay

Una tragica spiegazione neuro scientifica ci da’ conto di come il cervello (e il cuore) umano possano tollerare di perpetrare lo sterminio su bambini, donne, operatori sanitari, giornalisti a Gaza. Se uccidere prevede sempre una disumanizzazione, fosse anche solo temporanea, in questo caso le nostre reti neurali possono essere predisposte a percepire l’altro da sé’ come immondo, disgustoso, intollerabile. Non è la paura il motore, ma la neuroprogrammazione, automatizzata, normalizzata.
Dai lager nazisti a Gaza stiamo assistendo alla progressiva reingegnerizzazione fisiologica della morale e dell’etica.

Neuroscienze del genocidio: il cervello umano può essere rieducato a non vedere l’umano.
di Lavinia MARCHETTI – 23 luglio 2025

“Nel 2006, Susan Fiske e Lasana Harris condussero un esperimento (Harris & Fiske, “Dehumanizing the Lowest of the Low: Neuroimaging Responses to Extreme Out-Groups”, Psychological Science, 2006) tanto inquietante quanto chiarificatore: selezionarono un campione di partecipanti a cui vennero mostrate immagini appartenenti a quattro categorie sociali differenti, corrispondenti a una griglia di percezione status/calore (alta o bassa), usata nella teoria Stereotype Content Model. Le categorie comprendevano persone percepite con status e calore elevato (es. anziani), con status elevato ma calore basso (es. uomini d’affari), con calore elevato ma status basso (es. disabili), e infine con entrambi i parametri bassi (senza tetto, tossicodipendenti). Durante l’esposizione a queste immagini, i ricercatori registrarono l’attività cerebrale tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI). Quando i soggetti osservavano le immagini dei membri del quarto gruppo, quelli percepiti come ‘estremi out-group’, si osservava una drastica riduzione dell’attivazione nelle aree cerebrali legate all’empatia, alla cognizione sociale e al riconoscimento umano …” continua a leggere