Gennaio 2023

Cari Soci e Amici della Rete Euromediterranea,

abbiamo di nuovo varcato la vibrante soglia di un nuovo anno. Veniamo da un tempo duro e sfidante, ci sentiamo nella condizione di nascituri che stanno percorrendo lo stretto canale del parto senza certezza del momento dell’uscita alla luce. Le prove che abbiamo attraversato però ci hanno temprato e preludono ad una espansione alla quale siamo ormai pronti. L’esperienza della pandemia, anche se finora non analizzata a sufficienza dal punto di vista epidemiologico e della complessiva gestione sanitaria, permette di dire che la medicina, come l’abbiamo conosciuta da oltre cento anni, è finita. La disfatta della sanità si compendia nei medici che, in stragrande maggioranza, non hanno più visitato i pazienti per quanto gravi, nel globale arretramento della capacità di affrontare sul piano clinico una patologia neppure troppo sconosciuta con identificazione di terapie idonee, nella intenzionale ignoranza della mole di ricerche pubblicate nel frattempo, e soprattutto nell’accettazione passiva di direttive politiche di dubbia efficacia e spesso in contrasto con ogni fondamento etico e deontologico della professione.

La gravità delle conseguenze di questo quadro sconfortante è stata illustrata con l’indagine realizzata ad aprile 2022 dall’Istituto Piepoli in una convention nazionale organizzata a Roma dalla FNOMCeO. Al collasso istituzionale di questo “modello di cura” non solo non si sta ponendo rimedio a livello politico, con la ricostituzione di un tessuto strutturale di operatori e di organizzazione ormai allo stato terminale, ma da parte degli organi dirigenti della categoria non vi è alcuna visione del futuro che la pandemia ha preparato (e forse addirittura collaudato).

Pur essendo la massima istituzione rappresentativa della classe medica, e quindi agendo in nome e per conto di ogni singolo professionista, la FNOMCeO non ha trovato nulla da eccepire di fronte all’assoluta opacità dei contratti firmati dalla UE con le case produttrici dei vaccini, né alle risposte evasive, se non inesistenti,  degli organi di controllo come AIFA alle richieste in sede giudiziaria di fornire dati e cifre su eventi avversi e danni a breve e medio termine (per quelli a lungo termine bisognerà purtroppo attendere) dei prodotti immessi in commercio con la clausola dell’autorizzazione in fase emergenziale, e pertanto soggetto a monitoraggio aggiuntivo. Ha cioè consegnato l’intera categoria allo strapotere incontenibile di Big Pharma, facendosi oltre tutto così complice e garante di scelte politiche tutt’altro che vòlte, come i numeri di contagi e di morti hanno ben dimostrato, alla salvaguardia della salute della collettività e all’efficace prevenzione della diffusione del virus.

Ancor più cieca e ignara appare adesso della direzione che la medicina mondiale sta prendendo con l’ineluttabile shift verso l’intelligenza artificiale, il controllo a distanza di diagnosi e terapie grazie alle nanotecnologie iniettabili, a cui la telemedicina ai tempi del Covid ha spalancato la strada. In Italia il dibattito su questi argomenti è del tutto assente e lo sbigottimento che si suscita a parlarne dà prova evidente del ritardo informativo che affligge i massimi vertici di governo della professione.

E’ tuttavia proprio in questo scenario, previsto e programmato da tempo dai grandi players internazionali della tecnologia informatica, dei proprietari dei Big data e dei fondi di investimento mondiali (Bill Gates, Google, Elon Musk, Jeff Bezos, Vanguard, Black Rock, etc.) a cui la pandemia ha fornito una eccezionale occasione di sperimentazione planetaria, che l’umanizzazione prende paradossalmente un rilievo straordinario.

Infatti, se la rivoluzione epistemologica della medicina è in marcia, essa già scricchiola rispetto ai due soggetti coinvolti da ogni pratica di cura: da un lato i pazienti, dall’altro gli operatori sanitari.

Già da lunga data è cresciuta l’esasperazione dei pazienti verso una medicina “disumanizzata”, perché sempre più basata su tecnologie e sulla raccolta di dati impersonali: essa si manifesta da un lato con l’aumento del contenzioso medico-legale, dall’altro con le aggressioni fisiche di cui fanno le spese i medici, a volte addirittura fino alla morte.

Ma sono i sanitari – come emerge dall’aspirazione dei giovani medici ad andare presto in pensione, documentata dall’inchiesta Piepoli citata sopra, e dall’imponente numero di casi di burn out professionale – che respingono visceralmente la tendenza tecnologico-burocratica che si è affermata negli anni nella professione e che diventerà nel prossimo futuro ancor più radicale. I medici, consapevoli o no che siano dei determinanti alla base della trasformazione in atto, sentono una incoercibile avversione per una medicina robotizzata e alienante in cui essi saranno paralizzati e annichiliti nel ruolo di burocrati davanti a uno schermo e a una consolle di comandi operativi a distanza. L’alienazione in medicina è figlia tardiva dell’impostazione meccanica del lavoro, standardizzata, ripetitiva e contingentata, che viene dal taylorismo della rivoluzione industriale ottocentesca. Charlie Chaplin ne dette un’insuperabile rappresentazione in Tempi moderni. Essa produce uomini-macchina e, come esito finale, punta alla guerra come strumento di regolazione del surplus produttivo e per il controllo della supremazia geopolitica del pianeta.

Nello splendido discorso all’umanità che chiude “Il grande dittatore”, sempre Chaplin disegna invece l’avvenire dell’umanità come il tempo della ricchezza delle relazioni, della solidarietà e dell’ amicizia. Il suo appello a un mondo di pace e di solidarietà è un autentico manifesto della “cura” così come deve essere: atti infinitamente creativi di attenzione, ascolto e rispetto dell’altro in una continua tensione di scambio e di reciprocità.

Mi dispiace, ma io non voglio governare né conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!

Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Allora combattiamo  per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere!”

La pandemia è stata una grande spinta a uscire alla luce dal canale del parto, ovunque il fermento è tangibile. Non temiamo di essere pochi, quando la nostra motivazione è tanto forte e luminosa.

Humana Medicina da anni raccoglie e sostiene quanti hanno intravisto con lungimiranza di cosa c’era davvero bisogno per curare e prendersi cura.

“Umanizzare” non vuol dire dispensare belle parole restando imprigionati in un mondo cupo e buio, ma invertire del tutto la rotta dell’uomo-macchina e dei robot, prefigurati in arcaici deliri di onnipotenza prometeica, per partorire l’umanità, ricca, gentile e solidale, così come essa aspira ad essere.

Il 2023 vedrà Humana Medicina impegnata nella concreta realizzazione dei tanti progetti nutriti da molti cuori e nel collegamento operativo delle innumerevoli azioni in corso con l’assoluta certezza che “non di solo pane vive l’uomo” ma di sogni rigeneratori di amore e bellezza.

Carissimi Soci e Amici, sono sicura che non mancherete all’appello e che insieme vivremo un anno di fervida e attiva condivisione!

Rossana

 

Rossana Becarelli, medico, filosofo della scienza, antropologo, presidente di HUM MED (Rete Euromediterranea per l’umanizzazione della medicina), già direttore sanitario dell’Ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino, primo centro oncologico italiano dal 1927.

 

Clicca sull’immagine seguente  per vedere una video conferenza sul tema della dott.ssa Rossana Becarelli: