Una lettura che ci conforta e ci rassicura che, pure in questo tempo dal lessico monco e paralitico della sovraspecializzazione cognitiva, possiamo ancora speculare, dissertare e dissentire celebrando la non marginale essenza di ciò che ci fa “umani”: la cultura.
“Non è facile commentare il periodo che stiamo attraversando. Mentre i più lo traducono nelle cronache e nei bollettini sanitari di una malattia che circolerebbe dall’inizio dell’anno, qualche avanguardia critica si spinge a denunciare gli errori con cui sarebbe stata gestita la collegata emergenza. È però ormai evidente che le reazioni e i pensieri innescati dalla patologia virale, su cui pure si fissa disciplinatamente il dibattito, evidenziano le piaghe di una patologia antropologica più vasta da cui emergono i limiti, se non forse anche la fine, di un intero modello antropologico e sociale… continua a leggere